Dpcm 18 ottobre 2020, l’informativa del presidente Conte al Parlamento.
Il premier Giuseppe Conte, è intervenuto al Senato per un’Informativa sulle ulteriori iniziative adottate dal Governo con il nuovo Dpcm relativo all’emergenza epidemiologica da Covid-19. Domani, giovedì 22 ottobre, alle ore 10, il Presidente sarà alla Camera dei Deputati.
L’intervento al Senato del premier Giuseppe Conte
Gentile Presidente, gentili Senatrici, gentili Senatori,
l’evolversi della situazione epidemiologica – negli ultimi giorni – ha reso necessaria l’adozione urgente di un ulteriore DPCM, volto a integrare il precedente decreto del 13 ottobre con ulteriori misure di natura restrittiva, al fine di contenere quanto più possibile il contagio, in presenza di una recrudescenza del virus, ormai in atto da alcune settimane.
In ragione dell’urgenza e del repentino aggravamento della situazione non è stato purtroppo possibile illustrare in via preventiva in Parlamento lo schema del provvedimento.
Ho quindi informato i Presidenti delle Camere, preannunciando loro la mia intenzione di venire a riferire tempestivamente il contenuto delle misure adottate ai sensi dell’art. 2, comma 5 del decreto legge 19 del 2020.
Prima di riferire sulle misure adottate, desidero però illustrare le ragioni che hanno indotto il Governo ad assumere queste determinazioni e la ratio sottesa al complesso degli interventi.
Innanzitutto voglio sottolineare che nei mesi successivi alla fase più acuta della pandemia non abbiamo mai abbassato la guardia.
L’Italia è stata, lo ricordo, la nazione che per prima, con coraggio e determinazione, ha scelto di assumere misure molto rigorose, sino al lockdown, e poi il Paese più prudente anche nelle riaperture.
Più volte, in Parlamento, in precedenti comunicazioni, abbiamo sottolineato che nonostante i tanti passi in avanti fatti non potevamo e non dovevamo considerarci in un porto sicuro mentre nel mondo e ai nostri confini il contagio si moltiplicava per numero ed estensione territoriale.
Siamo consapevoli che ai cittadini, ancora una volta, si chiedono sacrifici, rinunce e limitazioni alla loro ordinaria condotta di vita, con particolare riguardo alle relazioni di comunità.
Ancora una volta siamo costretti a compiere una sofferta operazione di bilanciamento tra diritti e libertà fondamentali, con l’obiettivo di individuare il punto di equilibrio che, nell’assicurare alla salute la tutela più intensa, comporti il minor sacrificio possibile degli altri diritti fondamentali pure coinvolti.
I principi che muovono oggi l’azione del Governo nel contenimento del contagio sono sempre gli stessi e sono quelli che ci hanno consentito di superare efficacemente la prima ondata della pandemia: massima precauzione, adeguatezza e proporzionalità, nella prospettiva della prioritaria tutela della vita e della salute dei cittadini, che è – provo a ribadirlo ancora una volta – presupposto per il godimento di tutti gli altri diritti.
L’esperienza di questi mesi ci ha anche dimostrato che tutelare prioritariamente la salute consente di difendere meglio anche il tessuto produttivo del Paese. Sarebbe stato infatti impossibile preservare la produzione e tutelare il tessuto economico, trascurando la salute dei cittadini.
L’intenso lavoro svolto con il coinvolgimento degli esperti del Comitato tecnico scientifico, che ancora una volta desidero ringraziare pubblicamente a nome di tutta la comunità nazionale, con la responsabile partecipazione di tutte le parti sociali, associazioni di categoria e associazioni sindacali, ecco, tutto questo ci ha consentito di definire le condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro.
La correttezza di questa scelta, che rivendico come decisiva nella strategia di contrasto alla pandemia, è stata confermata dai dati economici di quest’anno che, al momento, risultano più confortanti delle attese: la nostra economia sta dimostrando un’elevata resilienza, come dimostrano sia la caduta del PIL nel secondo trimestre – che è più contenuta rispetto a quella di molti altri partner europei – sia gli indicatori economici relativi al terzo trimestre, che si prospettano decisamente positivi.
Proprio quella decisione ci consente, al momento, di evitare chiusure generalizzate e diffuse su tutto il territorio nazionale, di pervenire all’arresto dell’attività produttiva e lavorativa, alla chiusura delle scuole e degli uffici pubblici.
La strategia per contrastare questa seconda ondata di contagio non può essere la stessa adottata in primavera, anche per le conoscenze acquisite in questi mesi, per le prassi virtuose che fanno parte della nostra esperienza quotidiana. L’Italia è oggi in una situazione diversa rispetto a quella del mese di marzo.
All’inizio, lo ricordiamo, non disponevamo dei mezzi – mascherine, test diagnostici, terapie intensive sufficientemente capienti – per contrastare questo nemico invisibile e insidioso. Non eravamo a conoscenza – se non vagamente – delle procedure di base per affrontare questa sfida.
Oggi siamo più pronti, grazie al lavoro e al sacrificio di tutti. L’elenco per soffermarmi in ringraziamenti personalizzati sarebbe molto lungo. Permettetemi qui solo di ringraziare, ancora una volta, tutti gli operatori sanitari che sono in prima fila in questa dura battaglia e permettetemi anche di ringraziare in particolare le donne e gli uomini della Protezione civile, in particolare il Capo dott. Borrelli e il Commissario dott. Arcuri, che sono costantemente impegnati, totalmente assorbiti dai loro compiti, ormai da tanti mesi.
Abbiamo sin qui distribuito più di un miliardo tra mascherine, tute, guanti, camici, ventilatori, maschere dell’ossigeno. I nostri piani prevedono il raddoppio dei posti in terapia intensiva e sub-intensiva, il personale sanitario è stato aumentato di 34.000 unità, senza considerare l’accresciuta capacità di tracciamento, contenimento e di esecuzione dei test diagnostici. Attualmente produciamo 20 milioni di mascherine chirurgiche al giorno, e a breve arriveremo a produrne 30 milioni e a distribuirne 30 milioni. E già oggi siamo uno dei pochi – non voglio azzardare l’unico, per cautela, per somma cautela – Paesi al mondo in grado di distribuire gratuitamente e giornalmente una mascherina chirurgica per ogni studente.
Distribuiamo giornalmente anche 7 milioni di mascherine chirurgiche agli ospedali, alle residenze per anziani, alle forze di polizia.
Abbiamo investito miliardi su trasporti, scuole e università, uffici pubblici per garantire condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro e di studio, adottando Protocolli che tutelino studenti e lavoratori e li pongano in grado di proseguire nelle ordinarie attività.
Tutto l’immane lavoro svolto ci spinge, oggi, ad affrontare con una strategia diversa la pandemia, concentrando l’attenzione – a livello nazionale – esclusivamente su quelle misure volte a limitare le condotte e i comportamenti più direttamente riconducibili alla sfera delle relazioni sociali e ricreative, attualmente veicolo – ce lo segnalano le evidenze epidemiologiche – di maggiore diffusione del virus.
A livello regionale, tuttavia, bisogna mantenersi pronti a intervenire, in base all’assetto definito dal decreto-legge n. 125 del 2020, per modulare in senso più restrittivo se necessario le misure, qualora – in base alla progressione del virus – si verifichino situazioni di particolare criticità in specifiche aree della regione.
La Regione, infatti, per contrastare la maggiore diffusione del contagio, può introdurre misure ulteriori rispetto a quelle disposte a livello nazionale dai DPCM, in conformità ai criteri previsti dai provvedimenti del Governo e comunque d’intesa con il Ministro della Salute.
Tanto più in questa fase, ritengo fondamentale – direi decisivo – il massimo coordinamento tra i diversi livelli di governo, secondo un metodo ispirato alla collegialità e alla necessaria condivisione delle scelte, le quali – seppur differenziate per adattarsi al mutevole ed erratico andamento del contagio – devono comunque preservare i caratteri di omogeneità e di coerenza, affinché non si smarrisca la ratio unitaria dell’intervento all’emergenza.
Già in questi ultimi giorni, e ormai siamo alle cronache di queste ultime ore, vi sono alcune Regioni che hanno promosso la procedura per pervenire a misure più restrittive rispetto a quelle contenute nel DPCM. Al momento si è concluso l’iter per la Regione Lombardia, è in corso l’iter della Campania e ovviamente non possiamo escludere ulteriori aggiornamenti.
L’efficacia della risposta resta in ogni caso affidata alla responsabilità individuale di ciascun cittadino e alla responsabilità collettiva dell’intera comunità nazionale: tanto più rigoroso sarà il rispetto delle prescrizioni da parte di ciascuno di noi, tanto più efficace sarà il contenimento del rischio di contagio e più possibile superare questa seconda ondata con il minor sacrificio per il Paese.
Dobbiamo sforzarci tutti di ridurre le occasioni di contagio, di evitare spostamenti non necessari e attività superflue che potrebbero generare rischio.
Se saremo disposti, oggi, ad affrontare questi piccoli sacrifici, domani riusciremo ad evitare interventi più rigorosi e, quindi, più penalizzanti.
D’altra parte, sono stati soprattutto il senso di responsabilità e la consapevolezza di condividere un comune destino a consentirci, nella fase più acuta, quella più imprevedibile della pandemia, di vincere la prima battaglia e di ritornare, anche con anticipo rispetto al previsto, alle abitudini di vita a noi più care.
Sono fiducioso che l’intera comunità nazionale sarà esprimere, anche questa volta, come accaduto in occasione della prima ondata, la serietà, l’impegno, la forza d’animo e la determinazione necessarie a superare la difficile sfida che stiamo vivendo.
Il DPCM che ho firmato domenica sera – frutto di un intenso dialogo tra Ministri, forze di maggioranza, Comitato Tecnico Scientifico, Regioni ed enti locali – integra e completa il precedente decreto del 13 ottobre, con il quale erano già state introdotte specifiche misure di contenimento. In particolare, ricordo l’obbligo di recare con sé sempre dispositivi di protezione delle vie respiratorie, nonché obbligo di indossarli nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all’aperto, salvo specifici casi.
Per quanto riguarda la vita di relazione, il DPCM del 13 ottobre aveva già previsto alcune limitazioni: il divieto di feste al chiuso o all’aperto, ad eccezione di quelle conseguenti alle cerimonie civili o religiose, per le quali è previsto il limite di trenta persone; la raccomandazione – permettetemi di aggiungere la forte raccomandazione – di evitare feste nelle abitazioni private e di astenersi dal ricevere persone non conviventi in numero superiore a sei.
Le attività di ristorazione, salvo alcune limitate eccezioni, sono consentite con specifiche limitazioni, che variano in base alla modalità di consumazione.
Per contenere la vita notturna, dove spesso si verificano situazioni di assembramento estremamente pericolose, il DPCM prevede la possibilità, dopo le ore 21.00, di chiudere strade o piazze nei centri urbani.
Sul tema specifico, abbiamo fugato le preoccupazioni comprensibili espresse dai Sindaci, i quali temevano di non poter disporre di risorse di polizia adeguate a garantire l’efficacia dell’intervento di chiusura. Per questo, è stata predisposta, da parte del Ministro dell’interno, una direttiva – indirizzata specificamente ai Prefetti – che assicura, in accordo e in coordinamento con le autorità locali, piena operatività alla misura.
Come ho già ricordato, le attività scolastiche continueranno in presenza.
Non possiamo permetterci che uno dei principali assi portanti del Paese, dove sono riposte le migliori garanzie di un futuro migliore, possa subire ulteriori compromissioni, ulteriori sacrifici.
Lo dobbiamo all’impegno sin qui risposto dai nostri dirigenti scolastici, dai nostri docenti e dal personale Ata, che – pur in condizioni difficili – hanno garantito la continuità didattica, sperimentando nuove e talvolta inesplorate attività di insegnamento.
Lo dobbiamo alle famiglie.
Ma lo dobbiamo, soprattutto, ai nostri ragazzi, che non possiamo lasciare privi del valore di un’esperienza irripetibile di formazione culturale e umana, che si realizza nella scuola, attraverso un’offerta didattica che presuppone e integra, quale tratto caratterizzante, la fondamentale “relazione interpersonale”.
Solo per le scuole secondarie di secondo grado, sono previste modalità ancora più flessibili di organizzazione dell’attività didattica, che contemplano ingressi degli studenti scaglionati, con possibilità di ricorrere anche ai turni pomeridiani.
Per quanto riguarda la formazione superiore, invece, è stato previsto che le Università, di concerto con il Comitato Universitario Regionale di riferimento, predispongano, in base all’andamento del quadro epidemiologico, piani di organizzazione della didattica e delle attività curriculari, in presenza o anche a distanza, in funzione delle esigenze formative, tenendo conto dell’evoluzione del quadro pandemico territoriale e delle corrispondenti esigenze di sicurezza sanitaria.
Quanto alle attività sportive da contatto, oltre alle attività a livello amatoriale, già interdette – lo ricorderete – con il DPCM del 13 ottobre, è stata interdetta l’attività dilettantistica di base, salvo, per quest’ultima, gli allenamenti individuali.
Sono vietate le sagre e fiere locali, restano invece consentite le manifestazioni fieristiche di carattere nazionale e internazionale. Sono consentite le attività convegnistiche e congressuali, purché si svolgano in modalità a distanza. Anche nell’ambito delle pubbliche amministrazioni, è previsto che le riunioni si svolgano in modalità a distanza, salvo la sussistenza di motivate ragioni in senso contrario.
Lunedì la Ministra per la pubblica amministrazione Fabiana Dadone ha emanato un decreto che stabilisce il ricorso allo smart working in misura superiore al 50%.
Siamo consapevoli che ad alcune categorie – mi riferisco, soprattutto ma non solo, al settore dei bar e ristoranti, i cui rappresentanti ho voluto incontrare all’indomani della emanazione del DPCM del 13 ottobre – chiediamo ulteriori sacrifici. Al riguardo, assicuro l’impegno del Governo ad adottare misure di sostegno mirate a vantaggio di queste categorie produttive più duramente colpite. A tal fine, con la prossima legge di bilancio per il 2021 il Governo intende porre in essere una strategia che – pur agendo con una prospettiva di medio e di lungo periodo – non trascuri misure immediate: in una fase ancora critica della congiuntura economica, il Paese ha bisogno di ossigeno per poter tornare a correre e ridurre al massimo l’incertezza. In generale, la manovra mira a tutelare la stabilità economica del Paese, attraverso il mantenimento di un consistente stimolo fiscale alla nostra economia.
Questo significa che non prevediamo nessun aumento delle imposte. In un decreto-legge dedicato abbiamo previsto la proroga – fino all’inizio del nuovo anno – della sospensione delle attività di notifica di nuove cartelle di pagamento, del pagamento delle cartelle precedentemente inviate e degli altri atti dell’Agente della Riscossione. Allo stesso tempo, proroghiamo al 31 dicembre anche il periodo durante il quale si decade dalla rateizzazione, con il mancato pagamento di dieci rate, anziché cinque. Inoltre, nella legge di bilancio, prevediamo un fondo da 4 miliardi di euro per il sostegno alle attività maggiormente colpite dalla crisi, penso ad esempio al settore del turismo, della cultura, dello spettacolo e della ristorazione. I contraccolpi della crisi sono ancora forti e non è possibile, in questa fase, dismettere la rete di protezione disposta sin dall’inizio della crisi in favore dei lavoratori e delle imprese. Per questo ragione, rifinanziamo, un ulteriore ciclo della cassa integrazione, prevedendo la gratuità della cassa integrazione per le imprese che hanno registrato perdite oltre una soglia predeterminata.
Allo stesso scopo, viene estesa la durata della moratoria sui mutui, viene rifinanziato il Fondo centrale di garanzia per erogare prestiti alle piccole e medie imprese, viene rafforzato l’intervento di SACE con garanzie pubbliche a sostegno delle medie e grandi imprese e viene prorogata l’estensione temporale delle misure di sostegno alla patrimonializzazione delle piccole e medie imprese, all’interno del quadro temporaneo europeo in materia di aiuti di Stato. Anche nel settore dei trasporti continueremo ad intervenerire con misure mirate e adeguate.
A fronte della oggettiva difficoltà di conciliare la massima copertura possibile per il trasporto pubblico con il rispetto delle norme di distanziamento interpersonale, in particolare a seguito della ripresa della scuola, che – come ho già ricordato – costituisce per il Governo una priorità assoluta, abbiamo stanziato, per un ulteriore potenziamento del trasporto scolastico, 350 milioni di euro aggiuntivi per il 2021 in favore delle Regioni e dei Comuni.
La manovra ci consente di gettare lo sguardo al medio e lungo periodo e di erigere i pilastri necessari a ricostruire il nostro potenziale di crescita e di sviluppo sociale. Per conseguire un vero rilancio della nostra economia, è imprescindibile incrementare la partecipazione al lavoro – in particolare delle donne e dei giovani – favorire la natalità, rendere più equo ed efficiente il nostro sistema fiscale, massimizzare lo sforzo economico e normativo a sostegno degli investimenti.
Nel disegno di legge di bilancio abbiamo affrontato ognuna di queste priorità. In questi giorni e ancora nelle prossime settimane dovremo rimanere ben concentrati sul contenimento del contagio. Siamo consapevoli che il nemico non è stato ancora sconfitto e circola ancora fra noi.
Siamo ancora dentro la pandemia e il costante aumento dei contagi ci impone di tenere l’attenzione altissima: stavolta, però forti dell’esperienza della scorsa primavera, dobbiamo adoperarci, rimanendo vigili e prudenti. Il Governo continuerà a mantenere costante l’interlocuzione con il Parlamento. Mi predispongo quindi a raccogliere tutti i suggerimenti e le istanze che scaturiranno dagli interventi che seguiranno, oggi al Senato e domani alla Camera dei Deputati, riferendone tempestivamente ai Ministri. Il Governo continuerà a dialogare, in spirito di leale collaborazione, con i Rappresentanti delle Regioni e degli Enti locali.
Dobbiamo gestire con loro questa fase dell’emergenza che richiede, come ieri ha ricordato il Presidente della Repubblica, “il coro sintonico delle nostre istituzioni e delle loro attività” che solo “può condurci a superare queste difficoltà” perseguendo una strategia condivisa, responsabile ed efficace. Grazie.
Link Governo Italiano, Presidenza del Consiglio dei Ministri.
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