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Comunicazioni sul Consiglio europeo, la replica del Presidente Draghi in Senato

Aula - Seduta del 23 giugno 2021, Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 giugno 2021

Comunicazioni sul Consiglio europeo, la replica del Presidente Draghi in Senato.

Mercoledì, 23 Giugno 2021 – La replica del Presidente Draghi a seguito della discussione generale sulle Comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 giugno 2021.

Vorrei svolgere alcune considerazioni di carattere generale prima di rispondere ai vari interventi.

Prima di tutto ringrazio tutti voi per le espressioni di stima e di incoraggiamento. Sapere che evidentemente c’è il sostegno di gran parte di questa Camera è la maggiore fonte di forza per chi deve andare fuori, ma anche per chi deve stare qui e affrontare un programma che è difficile e urgente.
Secondo. Questa discussione avviene dopo il G7, il Vertice Nato, i vari incontri bilaterali avuti con la Cancelliera, con la Presidente della Commissione europea, domani il Consiglio europeo. Questi incontri hanno sostanzialmente disegnato o meglio, ho preso atto che l’atmosfera generale è cambiata. È cambiata per moltissime ragioni.

La prima è che le economie vanno bene: in alcuni casi benissimo, in altri bene. La seconda è che c’è sollievo perché l’epidemia sembra essere meno grave, sembra essersi attenuata. Il terzo motivo di sollievo è il passaggio da Trump a Biden. Il quarto, in un certo senso conseguenza del terzo motivo, è che è ripresa l’opera di ricostruzione di quell’edificio basato sul multilateralismo, sull’equità, sui negoziati, sui compromessi, sui quali è stato creato lo sviluppo e la prosperità dal secondo dopoguerra. Questa è l’atmosfera generale in cui stanno avvenendo oggi le discussioni.

Terza constatazione: sentendo tutti i vostri interventi appare che oggi siamo tutti europei. Se si confronta l’atmosfera di oggi nei confronti dell’Europa con quella di 5/6 mesi fa, per non parlare di un anno fa prima dell’approvazione della presentazione del PNRR da parte della Commissione, si vede l’enorme differenza. Questo senso di una maggiore appartenenza all’Europa da parte nostra trova rispondenza nel fatto che anche i Paesi membri oggi si rendono conto che per affrontare sfide di questa dimensione non si può stare da soli, bisogna farlo insieme.

E infatti appena ho chiesto di mettere all’ordine del giorno il tema migrazione – che come dicevo prima è dal giugno del 2018 che non veniva più messo al Consiglio Europeo – la risposta è stata immediatamente positiva. Questo – attenzione – non va a credito di chi l’ha chiesto, semplicemente è spiegato dalla consapevolezza che la dimensione delle sfide che abbiamo è una dimensione sovranazionale.

In un certo senso i vostri interventi di oggi e l’atteggiamento generale dei membri del Consiglio europeo marciano di comune accordo verso un maggiore, più forte riconoscimento dell’Europa come entità di riferimento.

Poi cercherò di rispondere come ho detto puntualmente e brevemente ai vari interventi.

Senatore Casini non è esattamente vero che tutti i problemi stanno ancora lì. Tanto è stato fatto: è stato fatto un decreto semplificazioni; è stata fatta una riforma della Pubblica Amministrazione; una riforma del reclutamento della Pubblica Amministrazione; in giugno ci sarà una legge sulla concorrenza, la riforma della Giustizia – lei ha giustamente richiamato alla necessità che sia fondamentale, che sia profonda, che non sia come ha detto un pannicello caldo. Vedremo. Prima della fine del mese sarà presentato il disegno di legge delega sulla riforma del Codice degli appalti e delle concessioni; poi ci sarà la legge sulla concorrenza nel mese di luglio. Quindi, i problemi ci sono sempre, però si sta cercando di affrontarli con rapidità, con efficacia, con incisività.

Seconda cosa. Non è che in Libia non abbiamo carte da giocare. Ne abbiamo, e secondo me ne abbiamo almeno quanto tutti gli altri attori che devono e vogliono essere coinvolti in quella parte del mondo. L’attore che avrebbe più carte da giocare non vuole essere coinvolto in quella parte del mondo. Questa è stato anche oggetto dei colloqui avuti in Cornovaglia. Quello che però si sta cercando di fare è di sollecitare l’azione dell’Unione europea come tale, sotto l’auspicio delle Nazioni Unite e a quel punto vedere se gli Stati Uniti possono affiancare o possono comunque essere favorevoli all’azione delle Nazioni Unite in quella parte del mondo di nuovo nella consapevolezza che ormai quella sfida è diventata troppo grande per essere affrontata dai Paesi singoli. Vi ricordate anni fa quando c’erano altri Paesi europei che ritenevano di avere una strategia nazionale da difendere in Libia? Gli interessi del Paese da difendere? Non ne parlano più, anzi stanno cercando di rivedere la loro presenza nel Sahel, stanno cercando in un certo senso di ridurre la presenza per affidarsi di più ad un’azione collettiva e concordata. Ecco l’altra evoluzione che secondo me è positiva: prima, girando in ordine sparso, ci danneggiavamo, eravamo concorrenti; oggi non si parla più di posizioni diverse, si discute e si marcia sulla stessa linea.

Il Senatore Monti giustamente ricordava, da persona di grande esperienza, del funzionamento dell’Unione europea come il principio dell’unanimità sia un principio che blocca ogni riforma. Ogni riforma è esagerato, perché in fondo di strada ne abbiamo fatta tanta, anche con l’unanimità. Certo è che l’Italia si è sempre adoperata perché questo principio fosse superato ma, siccome per superare il principio dell’unanimità ci vuole l’unanimità, non ci siamo ancora riusciti. Probabilmente la strada domani sarà quella speriamo dell’unanimità, ma altrimenti una sempre più estesa applicazione del principio della cooperazione rafforzata. Questa è la strada che probabilmente occorrerà seguire anche nel tema migrazione.

Senatrice Masini, io sono d’accordo completamente – poi dirò più estesamente perché – sulla difesa delle libertà fondamentali, dei diritti umani e civili, della necessità non solo di gestire l’immigrazione – gestire è una brutta parola e preferirei non usarla – ma anche affrontare un aspetto che probabilmente non è stato affrontato con determinazione finora, che è quello dell’integrazione. Una volta che si hanno dei flussi legali, bisogna aiutarli a essere integrati. Questo è molto importante: se non vengono integrati, noi facciamo prima di tutto un danno a noi stessi, perché creiamo uno/una che sono potenzialmente nemici della nazione, nemici del Pese dove devono vivere – per forza o per ragione- ma senza poter contare su un’introduzione nella società che noi, per nascita, per cultura o per storia abbiamo automaticamente e la prendiamo così per data, ma loro no. Questo è un aspetto molto importante in generale della gestione dell’immigrazione. E ripeto, continuo a usare questa parola che non mi piace.

La Senatrice Bonino ci richiama giustamente a fare i compiti a casa, senza aspettare palingenetiche riforme che vengono dall’Europa. Infatti, come rispondevo prima al Senatore Casini, parecchie cose si stanno facendo e continueremo a farle.

Molti interventi hanno toccato l’aspetto della posizione politica che si deve avere nei confronti di Paesi che hanno aspetti autocratici, violazione dei diritti umani, violazione dei diritti civili, violazione delle libertà politiche, imprigionamenti forzati, utilizzo dei lavoratori come schiavi, e così via.

Alcuni di questi sono dei grandi Paesi, per cui se noi vogliamo risolvere – o comunque affrontare – il problema del cambiamento climatico, non lo si può fare senza cooperare con la Cina. Ma – lo ricordo sempre – l’Unione europea produce solo il 7% delle emissioni di CO2 nel mondo. Il 30% sono della Cina, il resto sono Stati Uniti e India.

Per questo il ritorno degli Stati Uniti al tavolo multilaterale, coinciso con l’arrivo di Biden è così importante, perché si è unito alla lotta mondiale per combattere il cambiamento climatico. Ma con la stessa logica, è molto importante cooperare con la Cina e anche con l’India, che è l’altra fonte – più ridotta – di produzione di emissioni di CO2.

Ma questo è solo il primo, e questo vale anche per la Russia, ma vale anche per la Turchia: di questi paesi, o per un motivo o per l’altro, tutti hanno bisogno per qualcosa. Ma la cooperazione è solo il primo passo; il secondo passo, e specialmente questo è vero per la Cina, è la concorrenza. Noi siamo concorrenti della Cina e dobbiamo perciò difenderci. E la concorrenza non è sempre leale: è spesso sleale – non la nostra – e perciò dobbiamo difenderci dalla concorrenza sleale. Questo secondo me è naturale: come è naturale che noi riconosciamo che la Cina possa perseguire quegli obiettivi di grandezza economica, di progresso e di sviluppo, così è naturale che noi dobbiamo difenderci, dobbiamo perseguirli anche noi questo obiettivi e quindi ci dobbiamo difendere dalla concorrenza sleale.

Ma il terzo pilastro della strategia concerne la posizione che dobbiamo avere per quel che riguarda – come dicevo prima – i diritti umani, le violazioni della Libertà personale, le discriminazioni di ogni tipo. E lì bisogna essere franchi. In altre parole, gli accordi sono importanti, la cooperazione è importante ma altrettanto lo è la franchezza, il dire chiaramente che queste sono violazioni che l’Unione Europea non tollera e che, pur dovendo avere a che fare con questi Paesi, si ricorda che le nostre visioni del mondo sono profondamente diverse. Quindi cooperazione, concorrenza, franchezza e coraggio.

Al Senatore Alfieri: la ringrazio per l’apprezzamento della decisione del G7 di creare una Task Force che dovrà in prospettiva mettersi in concorrenza con quella che è stata la Via della Seta e con quella che è una Geopolitica dei vaccini che non ho non ho dati per dire quanto abbia successo. I dati che la Presidenza ha fornito recentemente mostrano che, fondamentalmente, c’è un enorme divario tra ciò che viene promesso e ciò che viene mantenuto, però è un altro strumento di un confronto geopolitico che sta avvenendo un po’ in tutto il mondo, soprattutto in Africa. Quindi è bene che il G7 abbia preso questa iniziativa.

Il senatore Alfieri, poi, mi chiedeva a proposito della discriminazione. Dunque, prima di tutto mi soffermo sulla discussione in questi giorni in Senato, senza voler entrare nel merito della questione. Quello che però voglio dire – specialmente rispetto agli ultimi sviluppi – è che il nostro è uno Stato laico. Quindi non è uno Stato confessionale, quindi il Parlamento è certamente libero di discutere – ovviamente, sono considerazioni ovvie – e di legiferare.

Il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie per assicurare che le leggi rispettino sempre i principi costituzionali e gli impegni internazionali, tra cui il concordato con la Chiesa. Quindi vi sono i controlli di costituzionalità preventivi nelle competenti commissioni parlamentari: è di nuovo il Parlamento che, per primo, discute della costituzionalità, e poi ci sono i controlli successivi nella Corte Costituzionale.

Voglio infine precisare una cosa, che si ritrova in una sentenza della Corte Costituzionale del 1989. La laicità non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso. La laicità è tutela del pluralismo e delle diversità culturali.
Infine, per completare l’informazione, ieri l’Italia ha sottoscritto con altri 16 Paesi europei una dichiarazione comune in cui si esprime preoccupazione sugli articoli di legge in Ungheria che discriminano in base all’orientamento sessuale. Queste sono le dichiarazioni che oggi mi sento di fare, senza entrare ovviamente nel merito della discussione parlamentare. Come vedete, il Governo la sta seguendo ma questo è il momento del Parlamento – non è il momento del Governo.

Al Senatore Crucioli che mi ha ricordato giustamente come il bicchiere può essere visto come mezzo pieno o mezzo vuoto, lei evidentemente lo vede sempre mezzo vuoto e io forse anche per interesse costituito tendo a vederlo certe volte come mezzo pieno. Però ha perfettamente ragione quando dice che ci sono i poveri, ci sono milioni di poveri e sono aumentati moltissimo. Guardi che erano aumentati anche prima del covid-19 e chiaramente sono aumentati anche dopo e durante il Covid. Questo vuol dire che andiamo male? No, significa che ci sono i poveri e bisogna affrontare la povertà e che, allo stesso tempo, l’economia si sta riprendendo e si sta riprendendo bene, grazie a Dio, perché ci aiuta anche ad affrontare questo problema. Per quanto riguarda poi quello che questo Governo ha fatto per la povertà, in ogni provvedimento che ha preso (cioè i due decreti sostegni) ha finanziato il reddito di emergenza per importi veramente significativi, riprendendo una solidarietà che nei confronti delle categorie che più beneficiano del reddito di emergenza spesso si dimentica. Perché ci sono le categorie che giustamente hanno tutti i sussidi disoccupazione, tutte le assicurazioni e spesso ci si dimentica di questi che sono gli ultimi. Sono quelli che hanno fatto crescere le file della Caritas per cui fino a pochi mesi fa avevamo il fenomeno per cui, per la prima volta nella storia, più del 50% di quelli che stavano nelle file della Caritas era italiano. Speriamo che questo cambi rapidamente, ma quindi non si tratta di ignorare il problema. Si tratta di vedere che esiste e di riconoscere che la situazione sta migliorando e quindi ci porterà un aiuto anche su quel fronte.

La politica espansiva, non ho detto pochi mesi. Forse anche qualche anno. Attualmente l’unica cosa che so è che non bisogna pensare a una politica restrittiva, in questo momento. Peraltro nessuno ci sta pensando. Ma anche da altri Paesi che tradizionalmente avevano molto a cuore l’austerità di bilancio si prende coscienza che l’attuale è un’epoca, per forza di cose, di grandi impegni di spesa. Pensate soltanto a quello di cui abbiamo discusso oggi: la pandemia, la cooperazione internazionale, la ripresa economica, i vaccini, le donazioni. Quindi non è un momento di pensare e immaginare a un’imminente austerità.

Terzo punto del senatore Crucioli: il Patto di stabilità e crescita, tema sollevato se non sbaglio anche dal senatore Bagnai e da altri, così com’era prima è superato e questo ormai è convinzione comune. Da circa tre anni continuo a osservare che le regole fiscali che avevamo non erano più adeguate, ma oggi è definitivamente superato. Abbiamo tutto il tempo per una discussione che mi auguro equilibrata, informata. Perché, sulla base di quello che mi ha detto il commissario Gentiloni, durerà tutto il 2022 la discussione e si ricomincerà a vedere se avere delle regole di bilancio e quali debbano essere soltanto nel 2023. Abbiamo dunque tutto il tempo, il governo ci sta già lavorando. Si tratterà anche di vedere, anzi di cercare di fare una specie di fronte comune evidentemente su un certo orientamento. Quindi: approfondimento analitico e diplomazia economica che devono andare insieme in questo periodo.

Sulla stagionalità del virus, non c’è alcun dubbio che la situazione vaccinale ed epidemiologica abbia beneficiato dalla stagionalità, certamente. Questo richiamo serve a dirci un’altra cosa che mi preme: non è un liberi tutti. L’abbiamo avuta l’anno scorso questa esperienza, abbiamo avuto una lezione. Ora dobbiamo imparare a essere pronti, pronti con le infrastrutture, con la logistica, con i trasporti locali e pronti soprattutto a individuare i focolai che si possono creare piccoli all’inizio e affrontarli rapidamente. Continuare con la cooperazione con le Regioni, il rapporto tra Governo e Regioni è buono ed è molto importante che resti così. A questo proposito bisogna anche ringraziare le Forze armate, la Protezione civile, la Croce Rossa, ringraziare milioni di volontari. Questi non hanno finito il loro compito, dobbiamo tenere alta la mobilizzazione perché non sappiamo che cosa ci aspetta.

Sono completamente d’accordo con il punto sollevato dal senatore Ferro, sul fatto che la qualità degli investimenti che facciamo è fondamentale. Dicevo ieri, in occasione della cerimonia del Pnrr con la Presidente della Commissione europea, che quello che spero, mi auguro, voglio è che questi soldi siano spesi bene. E bene significa con efficienza ma con onestà. La qualità degli investimenti e l’onestà della nostra procedura, della nostra spesa sono fondamentali per la nostra crescita a anche per dimostrare al resto dell’Europa, ai Paesi i cui cittadini hanno pagato le tasse per finanziare il nostro Pnrr, che questi soldi non sono stati spesi male. Per questo è così importante, per questo la responsabilità che abbiamo è così forte nei confronti di noi stessi e di confronti del resto d’Europa.

Il senatore Bagnai ha giustamente richiamato l’importanza di promuovere terapie precoci, questo oggi è diventato ampiamente condiviso e bisogna organizzare quella assistenza territoriale su si sta già lavorando. Lo stesso Pnrr dà molta attenzione all’assistenza territoriale e c’è un investimento sostanziale nella telemedicina proprio per riuscire ad arrivare subito nelle zone lontane. Comunque, a parte la telemedicina, il supporto territoriale è molto presente sia nelle politiche attuali sia nel Pnrr.

Senatore Pellegrini, osservo solo che siamo tutti europei. L’ho già detto prima.

Senatrice Gallini, richiama giustamente al fatto che a combattere i fattori che provocano l’immigrazione. Esattamente, è questo quello che si intende per “dimensione esterna” dell’Unione Europea. Una parte di questa dimensione esterna significa proprio far di tutto per combattere questi fenomeni, in primis aumentando l’assistenza economica a questi Paesi. Ma poi significa anche portare assistenza tecnica, il know-how, pensiamo alla produzione di vaccini: molti di voi hanno richiamato questo, è stato ricordato, c’è stata una discussione tra quelli che volevano sospendere i diritti di proprietà sui brevetti e poi invece c’é stata a difesa dei diritti di proprietà da parte dei Paesi produttori, di alcuni Paesi produttori. Anche per buone ragioni, non incomprensibili. Solo ora la cosa si sta avviando in una strada direi costruttiva, la Commissione ha presentato una proposta all’Organizzazione Mondiale del Commercio, per l’attribuzione obbligatoria di licenze, quindi non la sospensione dei diritti di proprietà, ma l’obbligatorietà di attribuzione di licenze per produrre i vaccini.

Si stanno nel contempo individuando siti produttivi in Africa, ma non basta: perché anche qualora si facessero questi due passi sono ancora tutti da fare perché produrre vaccino è complicato, ci vuole il trasferimento di know-how, in sostanza occorre la cooperazione del settore privato. La quale, devo dire, nel Global Health Summit, si è già rivelata. Quindi un primo risultato di questa discussione è che le grandi case farmaceutiche, in prima linea la BioNTech-Pfizer hanno prodotto 2 miliardi di dosi che verranno date all’Africa e ai Paesi a basso reddito al prezzo di costo, e ai Paesi a medio reddito verranno date con un piccolo profitto. Quindi, questa discussione è stata estremamente fertile perché ha portato come dicevo a un’azione immediata del settore privato e a una proposta della Commissione che si spera possa essere accettata.

Al Senatore Zaffini che ricordava i vari problemi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’ultimo G7 si è discusso di una riforma dell’Oms, vediamo dove questa discussione porterà. Ma non è che le incertezze dimostrate, specialmente all’inizio della pandemia, siano andate inosservate. Ricordava giustamente la necessità di sequenziare di più, questo è importantissimo ma l’altra cosa però è individuare rapidamente i focolai che si verificano.

Non sono d’accordo che i vaccini non si debbano fare ai minori. I minori si vaccinano per il morbillo, per la meningite, i vaccini si fanno ai minori. Il problema è vedere se ora questa è una priorità. Ho detto stamattina che oggi la priorità è cercare quelli al di sopra di 50 anni, per vaccinarli tutti, cercando di persuadere anche quelli che non si vogliono vaccinare. Questo è l’obiettivo principale ora, proprio in vista di un autunno che non sappiamo come potrà essere.

Senatrice Boldrini, invita a essere cauti, sempre sul fronte della vaccinazione. Certamente bisogna apprezzare i miglioramenti ma non è il momento dei trionfalismi. Direi che mi sembra di aver risposto a molte domande.

Al Senatore Lorefice vorrei ricordare che gli immigranti di cui ha parlato non sono 27 mila ma 19 mila.

Al Senatore Candiani una cosa volevo dire: fare impresa non deve essere un lusso, sono d’accordo, ma anche la tutela dei diritti del lavoro non deve essere un lusso. Ricorda anche che è necessario riformare l’Unione europea. Ma pensi quant’è cambiata l’Unione europea col piano PNRR è cambiata completamente. Siamo passati da una gestione abbastanza nazionalistica delle posizioni a una gestione condivisa, come dicevo prima, ci sono Paesi che hanno tassato i propri cittadini perché ci potessero dare i grants, i sussidi del PNRR.

Quindi questo è uno dei tanti cambiamenti, ma certamente sul fronte delle migrazioni non aspettiamoci risultati trionfali, il negoziato è lungo, bisogna essere persistenti, bisogna veramente essere incisivi, continui soprattutto, ma sia sul piano multilaterale sia sul piano bilaterale ci potrebbero essere anche dei risultati ma non so quanto rapidi possano essere. Grazie, e scusate la lunghezza della replica.