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Ambiente

Vantaggi e conflitti di interessi tra colture biologiche e convenzionali

Svizzera Agroscope Gabriela Brandle

Vantaggi e conflitti di interessi tra colture biologiche e convenzionali.

Berna, 02.09.2021 – Per la prima volta uno studio a lungo termine di Agroscope ha analizzato in via sperimentale i punti forti e deboli di quattro diversi sistemi di coltivazione sotto il profilo ecologico, agronomico ed economico. L’agricoltura biologica figura in cima alla classifica per i servizi ecosistemici, seppure rimanga ancora indietro per la resa rispetto a quella convenzionale.

In Svizzera gli alimenti biologici costano in media circa il 50 per cento in più rispetto a quelli prodotti in maniera convenzionale. Finora, però, non è stato possibile quantificare con precisione i vantaggi concreti dei prodotti biologici per l’ambiente. Ora per la prima volta un team di ricercatori diretto da Agroscope fornisce alcune cifre. Grazie a un esperimento a lungo termine durato per oltre un decennio si è riusciti a determinare sistematicamente in che modo quattro diversi sistemi campicoli (dall’aratura convenzionale al biologico con aratura ridotta, vedi sotto) influenzano la compatibilità ambientale, la produttività e l’economia. I risultati sono appena stati pubblicati sulla prestigiosa rivista «Science Advances».

Rilevate notevoli differenze

Secondo lo studio, i metodi di coltivazione biologici e conservativi del suolo favoriscono gli aspetti ambientali rilevanti per l’agricoltura – per esempio la biodiversità, il suolo, l’acqua e l’aria. In media i sistemi campicoli biologici sono due volte migliori per l’ambiente rispetto a quelli dell’agricoltura convenzionale con aratura. «Se si considerano tutti gli impatti ambientali, il metodo biologico risulta chiaramente in vantaggio», afferma il responsabile dello studio Marcel van der Heijden di Agroscope. Le differenze più marcate riguardano la biodiversità. Un campo coltivato secondo le direttive biologiche presenta una diversità di specie vegetali del 230 per cento superiore rispetto a un campo coltivato in modo convenzionale. «la coltivazione biologica e quella senza aratura risultano più vantaggiosi anche per la vita del suolo. Abbiamo riscontrato il 90 per cento in più di lombrichi nelle particelle biologiche e persino il 150 per cento in più in quelle senza aratura», aggiunge Marcel van der Heijden.

Erosione più ridotta nell’agricoltura biologica

Le differenze appena illustrate sussistono in tutte le colture campicole – soprattutto a causa dell’uso di prodotti fitosanitari chimici di sintesi e di concimi artificiali. Come si evince dai risultati, le differenze riguardano anche l’ecotossicità.
Nell’agricoltura biologica, che non usa prodotti fitosanitari chimici di sintesi, essa risulta inferiore dell’81 per cento. Un altro fattore importante è l’impiego dell’aratura. «Il suolo scrostato è esposto all’erosione del vento e dell’acqua», spiega Raphael Wittwer, primo autore dello studio. Rispetto ai terreni arati in modo convenzionale, l’uso ridotto dell’aratura e i due tipi di agricoltura biologica danno risultati migliori, con un’erosione inferiore del 46-93 per cento.

La resa, il tallone di Achille dei sistemi biologici

L’esperimento a lungo termine conferma una minore produttività per l’agricoltura biologica (con e senza aratura). In media le rese sono state inferiori del 22 per cento rispetto ai metodi di produzione convenzionali con aratura, dato in parte riconducibile anche al divieto di concimi artificiali e pesticidi chimici sintetici. «L’agricoltura biologica può ancora compiere grandi passi avanti in questa direzione», dice Wittwer. Si va dalla coltivazione di varietà resistenti, passando per il miglioramento della protezione biologica dei vegetali e arrivando fino a una concimazione migliorata.

Secondo lo studio tutti e quattro i sistemi di coltivazione studiati comportano vantaggi e svantaggi. Tuttavia, da una prospettiva sistemica, l’agricoltura biologica e la semina diretta che preserva il suolo sono più equilibrate in termini di resa e di impatti ambientali. In definitiva, la valutazione dipende da come si ponderano i diversi servizi ecosistemici e da quali obiettivi si vogliono raggiungere. Lo studio mostra le possibili direzioni da seguire.

Uno studio a lungo termine unico nel suo genere

Alle porte di Zurigo si è svolto un esperimento su un campo di circa un ettaro, suddiviso in 128 piccole particelle (plot), ciascuna delle quali adibita per testare un particolare metodo di coltivazione: convenzionale con aratura, convenzionale senza aratura (semina diretta), biologica con aratura e biologica con lavorazione ridotta del suolo. La rotazione delle colture era la seguente: frumento invernale, granoturco, favette, frumento invernale, trifoglio-erba (pascolo artificiale) e di nuovo trifoglio-erba (sesto anno). L’esperimento è iniziato dodici anni fa e proseguirà per almeno altri sei. «Di solito gli esperimenti su un intervallo di tempo così lungo sono molto rari e un grande punto di forza di Agroscope, dato che la ricerca abbraccia l’intero sistema», conclude Marcel van der Heijden. Altri studi a livello di azienda e su altri siti andranno a completare questi risultati.