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Cerimonia di celebrazione de I Giorni della Ricerca al Quirinale

Ministro_Bernini

Cerimonia di celebrazione de “I Giorni della Ricerca” al Quirinale.

Intervento del Ministro Anna Maria Bernini

Signor Presidente della Repubblica, Signor Presidente del Senato, Signor Presidente della Camera, Signor Presidente del Consiglio, Autorità, Rappresentanti delle Istituzioni, Partecipanti tutti.

Riconoscere il duro lavoro e la grande umanità, lo abbiamo visto, necessari per ottenere nuovi spazi di speranza per decine di migliaia di malati e per le loro famiglie è il senso profondo di giornate come queste. Perché la ricerca ci offre speranza, tempo e cura non solo per il malato, ma anche per chi gli è più vicino.

Sono più di mille le persone che ogni giorno ricevono una travolgente diagnosi di patologia oncologica. L’evoluzione delle terapie – e della possibilità di contrastare queste diagnosi – è stata inesorabile da quando si è investito nella scienza. Tra il 1949 e il 2004 si è passati, lo hanno ricordato il Presidente Sironi e il Professor Calligaris, dalla prime formule di chemioterapia ai farmaci a bersaglio molecolare antiangiogenico, per procedere poi verso l’immunoterapia e le terapie geniche e questo ha fatto la differenza.

Parole come vita, cronicizzazione, futuro, non sono più un tabù quando si parla di tumori. Il 65 per cento delle donne e il 59,4 per cento degli uomini è in buone condizioni a cinque anni dalla diagnosi. È una speranza, un risultato che ci rafforza nella nostra convinzione che la malattia sia compatibile con la vita, che la malattia possa essere “normalizzata”. È una battaglia che possiamo condurre con le armi salvifiche della ricerca.

È necessario continuare a credere nelle capacità delle eccellenze medico-scientifiche italiane, come abbiamo fatto anche nei lunghi mesi della pandemia. La scienza – e, permettetemi di ribadirlo soprattutto in questo consesso, la ricerca italiana – si è rivelata un faro.

Fare ricerca è un lungo percorso talora ad ostacoli. E, come ha sottolineato il Professor Caligaris-Cappio: “Per curare occorre capire”. Occorre quindi dare tempo e risorse alle strutture che si occupano della nostra salute collettiva. Una buona intuizione senza il vaglio del metodo scientifico, che procede per tentativi, confronti, verifiche, rimane solo un’idea.

Abbiamo bisogno di ricercatori, di tempo, di tenacia, di ottimismo, di fiducia, di infrastrutture materiali e immateriali, di risorse per arrivare a un risultato utilizzabile, ad una conoscenza utile. Pensiamo solo a quanto ci ha appena detto il Presidente Sironi: “Se 20 anni fa non avessimo investito in ricerca sui microRNA non avremmo avuto il vaccino contro il COVID in tempi così rapidi”.

Come Ministero dell’Università e della Ricerca rafforzeremo di più il nostro impegno, continueremo ad investire e a interagire con gli altri dicasteri per un impegno pubblico che si concretizzi in risorse e risultati. Gli investimenti in questi ambiti della conoscenza scientifica, in cui vi è sempre una forte necessità di sviluppare ricerche ad alto livello di rischio, diventano centrali.

Ed è un impegno che anche i privati possono e debbono assumersi, come AIRC, le cui attività di fundraising sono un complemento delle fonti di finanziamento pubblico, un fondamentale complemento delle fonti di finanziamento pubblico.
Per il 2022 Fondazione Airc ha messo a disposizione della ricerca oltre 136 milioni di euro.

Con questi fondi saranno alimentati oltre 400 progetti di ricerca, 8 programmi speciali dedicati a studi nel campo delle metastasi e si contribuirà a dare la possibilità a più di 5 mila ricercatori di proseguire il lavoro di sperimentazione e studio anche in collaborazione con le nostre università. Un lavoro che è al servizio del sistema della sanità, della conoscenza del Paese, ma non solo. Airc in questi anni ha svolto il ruolo chiave di apripista divenendo la prima organizzazione italiana per ammontare di denaro raccolto e per numero di donatori.

Vorrei concludere questo mio intervento in occasione de “I Giorni della Ricerca” sottolineando un aspetto che mi è particolarmente caro.  Contribuire ad affrontare il futuro della cura, la battaglia per la guarigione e la sperimentazione è un compito collettivo a cui ognuno, con i propri strumenti e secondo le proprie possibilità, deve contribuire.

La malattia purtroppo impatta sulla persona e deflagra nel circondario dei suoi affetti. Ma la tenacia della ricerca, lo sforzo unitario di una comunità scientifica, l’impegno determinato del governo e soprattutto la capacità umana di attaccamento alla vita sapranno certamente catturare e neutralizzare questo nemico invisibile ma non invincibile.