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Il Ministro Bernini all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università dell’Insubria

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Il Ministro dell’Università e della Ricerca all’Inaugurazione dell’anno accademico 2022-2023 dell’Università degli Studi dell’Insubria

Intervento del Ministro Anna Maria Bernini

Porgo prima di tutto un deferente saluto al Presidente della Repubblica, professor Sergio Mattarella. Ringrazio il Magnifico Rettore, professor Angelo Tagliabue, per l’invito. Sono veramente lieta di essere qui oggi a festeggiare con voi l’Università degli Studi dell’Insubria, che apprendo il 14 luglio 2023 compirà venticinque anni.

Saluto le autorità presenti, i magnifici Rettori e gli illustri colleghi, la dott.ssa Cecilia Pellicanò, rappresentante del personale tecnico amministrativo, la dott.ssa Margherita Crespi, rappresentante degli studenti.

Un saluto e un ringraziamento a tutti i presenti. Un saluto al professor Vincenzo Salvatore che nella sua lectio magistralis certamente ci ricorderà le radici da cui dall’Europa del diritto nasce l’Europa dei diritti. E il ruolo fondamentale che le università hanno svolto, svolgono, e soprattutto svolgeranno nel trasmettere alle nuove generazioni i migliori valori europei.

Varese è una città che ha una vocazione europea, non solo per la sua posizione geografica, al centro dei flussi economici e culturali dell’Italia con l’estero. È un luogo di commistione, di scambio. Ed è dallo scambio che nasce il confronto. Un confronto che quando è aperto e costruttivo porta a una crescita comune. Immaginare valori condivisi è un primo punto, fondamentale, per costruire la crescita. Ho riflettuto a lungo se utilizzare la parola valori o principi. La nostra Costituzione Repubblicana fa una scelta netta: principi. Dove invece la costituzione spagnola usa la parola: valori. Perché i principi hanno un sentore più oggettivo, pragmatico, scientifico. Dove invece i valori ugualmente profondi, radicati, hanno una natura più soggettiva, intima, ideale, onirica e quindi valori è la parola giusta. Perché parlando dell’Europa, Alcide De Gasperi ha affermato: “Ciò che fu il sogno di grandi statisti e pensatori nel passato è divenuto in breve scorcio di anni una realtà”.

Sta soprattutto a voi, nuove generazioni, continuare ad alimentare questa realtà, con il supporto della conoscenza e del pensiero critico.

I saperi, e la potenza paziente della ricerca, sono ciò che dà forma alle nostre società, e consente il loro miglioramento.

E oggi, come ha ricordato qualche giorno fa il presidente della Repubblica, abbiamo tutti un compito essenziale: “Disegnare e programmare un futuro diverso, che risponda alle esigenze dei giovani e ne valorizzi capacità e competenze corrispondendo alle loro attese”.

Garantire alle nuove generazioni una prospettiva per costruire le loro vite in Italia significa dar loro gli strumenti per affrontare la realtà.

Per sostenere voi giovani, per rendere l’Italia più attrattiva a livello internazionale, dobbiamo dare sempre più forza e sempre più valore e valori al sistema dell’università e della ricerca.

Questa è la missione su cui concentrare gli sforzi per l’attuazione del PNRR, che indica un percorso ambizioso per i prossimi anni, per la quantità ma soprattutto per la qualità della spesa impegnata. Ed ha una vocazione sfidante, successiva al 2026 per la stabilizzazione dei suoi risultati.

Il PNRR non infatti è solo un grande programma di investimenti. È un mondo che cambia, è una nuova prospettiva, un cambiamento strutturale per l’Italia: riforme e investimenti, di cui rendere sempre più partecipi i nostri atenei.

In questo cammino, un obiettivo fondamentale per il Ministero dell’Università e della Ricerca è rinsaldare strettissimamente i legami tra il mondo della trasmissione dei saperi, i territori e il mercato del lavoro.

Conoscenze, competenze e capacità trasversali sono, insieme all’osservazione e allo spirito innovativo, gli ingredienti per disegnare il futuro dell’Italia. Per questo l’offerta formativa deve dare agli studenti, ai giovani, gli strumenti migliori. E queste non siano solo parole. Sia per questi anni che per il prossimo futuro, quando sarete chiamati ad interagire con un mondo del lavoro in una società in continua evoluzione perché il nostro e vostro benchmark, il vostro mercato di riferimento, non è più solo la vostra città, regione, Paese ma il mondo. Può sembrare estraniante ma è verissimo, è sfidante essere artefici del cambiamento. Il nostro compito è accompagnarvi in questo cambiamento.

Insegnarvi a porre domande, al contempo offrirvi gli strumenti affinché possiate fronteggiare le complessità a cui andate – e andiamo tutti – incontro: dalla questione climatica alla sostenibilità, dalle sfide della tecnologia alla sicurezza internazionale. Qualche giorno fa ho posto – eravamo all’Accademia dei Lincei – al maestro e padre dei sistemi complessi, il nostro premio Nobel, il professor Parisi, una domanda che può sembrare ingenua: “Lei le complessità le semplifica o le riconosce?”

E lui mi ha risposto: “Si possono solo riconoscere!”

Non esistono domande complesse a cui si possono dare risposte semplici. E se la risposta semplice è quella giusta, evidentemente la domanda era semplice.

Quindi le complessità si devono riconoscere, studiare, sfidare, mai banalizzare.

Gli atenei sono una parte indispensabile di questo percorso di ricerca, di studio, di cura. E anche dei territori su cui esistono.

Lo ricordava il Magnifico Rettore: sono un presidio di cittadinanza e di cura.

Il rapporto tra università e territori crea un circolo positivo, capace di coinvolgere tutti nello sviluppo.

Le città e le province accolgono gli studenti, i docenti, gli atenei; gli enti locali e nazionali lavorano con le università e i centri di ricerca. Le università portano vitalità, sviluppo, rigenerano i quartieri e stimolano l’innovazione. E sono le antenne che connettono il territorio con il suo tessuto imprenditoriale e associativo e con un orizzonte internazionale.

In questo continuo scambio, che ci riporta alla vocazione europea dell’Insubria, c’è un dato che vorrei sottolineare: l’Università dell’Insubria è certamente tra i migliori atenei in Italia per il tasso di occupabilità. Nonostante la sua giovane età, è riuscita a creare un’offerta formativa che garantisce eccellenti opportunità per i suoi studenti.

Lasciatemi ricordare che l’Insubria è tra le università virtuose premiate dal Ministero dell’Università e della Ricerca proprio per il ricambio occupazionale del personale docente e tecnico amministrativo.

Infine, mi preme ancora ribadire il talento che ha questa università di coniugare i progetti dell’ateneo con le esigenze del territorio.

È ciò che accade, ad esempio, con il progetto del Centro di Ricerca per l’Invecchiamento di Successo, creato con il comune di Busto Arsizio, che punta a promuovere la ricerca interdisciplinare sull’invecchiamento attivo, e la cura degli anziani, oltre a sviluppare soluzioni innovative con le istituzioni sociali.

O penso anche all’impatto che avrà sul territorio la nascita di startup innovative nei campi della cyber security e delle scienze della salute.

L’ateneo è tra i partecipanti al progetto PNRR che promuove la collaborazione su temi di sostenibilità, i cosiddetti ecosistemi dell’innovazione, tra tre Regioni: Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta.

Il coinvolgimento dell’Insubria nel progetto mostra ancora una volta l’impegno dell’ateneo per la importantissima terza missione.

In venticinque anni avete ottenuto risultati di grande valore, che certamente sentirete come un punto di partenza e non di arrivo. A venticinque anni si è curiosi, si ha voglia di continuare a crescere e scoprire. Che voi possiate spegnere tante altre candeline, ma soprattutto accendere sogni sempre più grandi nei vostri, nei nostri studenti.

Per questo vi garantisco la collaborazione e il massimo impegno del Ministero dell’Università e della Ricerca e il mio personale. Buon anno accademico!