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Istituzioni e Diritti

Testo dell’intervento del presidente Meloni all’Assemblea annuale Anci – seconda parte

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Pubblichiamo la seconda parte dell’intervento – videocollegamento – del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla XXXIX assemblea annuale dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani – ANCI.

Per la prima parte vedi, su Fede e Ragione, l’articolo Il presidente del Consiglio Meloni all’Assemblea annuale Anci – prima parte.

Come ovviamente lo è per le famiglie e le imprese, anche per i comuni per esempio una delle emergenze fondamentali da affrontare è quella del caro energia.

Noi abbiamo per questo deciso di destinare a comuni, province e città metropolitane. complessivamente su questa materia circa 530 milioni di euro. Oltre il caro energia, una serie di altri interventi: abbiamo aumentato il fondo di solidarietà comunale, che serve a compensare le minori entrate dei comuni per effetto delle riduzioni dell’Imu e della Tasi, per aiutare soprattutto la spesa per servizi sociali, comunali, asili nido.

Diventa strutturale a regime, e quindi non più una tantum, il contributo di 110 milioni a favore dei comuni a titolo di ristoro per il minor gettito Tasi. Abbiamo aumentato complessivamente di 250 milioni in tre anni le risorse destinate agli enti locali per le spese di progettazione degli interventi di messa in sicurezza del territorio, e il rischio idrogeologico; messa in sicurezza e efficientamento energetico delle scuole, degli edifici pubblici, del patrimonio comunale; la messa in sicurezza delle strade; e poi il trasporto pubblico locale, grande questione: qui davvero le risorse non bastano mai.

Però abbiamo anche qui tentato di dare un segnale importante, destinando complessivamente 400 milioni di euro. Ovviamente le risorse non sono mai sufficienti; purtroppo noi abbiamo questa spada di Damocle del caro energia che drena la gran parte delle nostre risorse.

Gli interventi per calmierare le bollette, per per le imprese e per le famiglie ci costano circa 5 miliardi di euro al mese. E se non interverrà – adesso stiamo ovviamente studiando le proposte che sono arrivate – se non interverrà la Commissione Europea sarà ovviamente difficile, senza una misura di carattere europeo, continuare a far fronte a questi costi che ovviamente ci drenano risorse su molti altri fronti.

Abbiamo deciso di intervenire, sempre con questa manovra, per ridurre la pressione sociale sui comuni, che diversamente dovranno individuare soluzioni per far fronte all’emergenza sociale. Voi sapete che noi abbiamo istituito un fondo contro il “caro carrello” per il 2023, destinato all’acquisto di beni alimentari di prima necessità per i cittadini che hanno un Isee inferiore ai 15.000 euro.

Primi interventi a cui state certi che ne seguiranno altri, che però sottolineano l’importanza che per questo governo hanno i comuni; che ovviamente necessitano di segnali concreti. Penso ad esempio anche al tema della finanza locale. Du questo è necessario dare maggiore stabilità ai sindaci, per garantire loro di poter programmare meglio e con più efficacia i loro interventi.

Così come penso che sia arrivato il momento di affrontare il tema della responsabilità degli amministratori locali. È assolutamente necessario, per come la vedo io, definire meglio, a partire dall’abuso d’ufficio, le norme penali che riguardano i pubblici amministratori. Il cui perimetro è così oggi elastico da prestarsi a interpretazioni che sono troppo discrezionali.

In una pubblica amministrazione che è intrisa di vincoli burocratici, che è afflitta da ipertrofia amministrativa, i sindaci troppo spesso sono chiamati a interpretazioni che rendono le loro scelte rischiose. E il risultato è che noi assistiamo al fenomeno della cosiddetta “paura della firma”. Ma qui torniamo diciamo così a Peppone: perché un amministratore oggi non sa se il suo comportamento non verrà giudicato criminoso domani.

La statistica la conoscete meglio di me, è drammatica. Il 93% delle contestazioni di abuso d’ufficio si risolve con assoluzioni o archiviazioni. Però dal momento dell’avviso di garanzia al momento dell’assoluzione, passano anni. Reputazioni e famiglie vengono distrutte, perché per una persona perbene il processo ovviamente è già una pena.

E io penso che noi non possiamo lasciare i nostri amministratori in balia di norme penali così elastiche, da prestarsi a interpretazioni molto arbitrarie. E peggio ancora non possiamo arrenderci alla paura della firma. Perché la paura della firma inchioda una nazione che invece ha bisogno disperato di correre e di liberare le sue energie. Allora penso che bisogna mettere i sindaci e gli amministratori nelle condizioni di poter firmare serenamente.

Di sapere oggi per domani se la firma costituisca o meno un reato. Di avere certezze in ordine al perimetro del lecito e dell’illecito. Come dite voi molto spesso, diciamo non è che si pretendono immunità funzionali. Non si reclama impunità: si chiedono però regole certe, per sapere quale sia il perimetro della legalità entro cui muoversi.

Intervenire su questo fronte vuol dire dal mio punto di vista non salvaguardare i furbi, ma tutelare gli onesti che vogliono fare il proprio dovere bene. E dare risposta ai cittadini. Proprio per questo il governo si metterà al lavoro, vi annuncio, per modificare una serie di reati contro la pubblica amministrazione, a partire dall’abuso d’ufficio.

Perché noi vogliamo garantire regole certe, pene certe; serenità a chi voglia operare nella legalità, senza rischiare processi lunghi e disonorevoli per le persone per bene.

Dopodiché coesione, unità, sussidiarietà, solidarietà. Penso sia da questi principi che deve ripartire il processo di riforma delle nostre istituzioni, altra grande materia per dare più forza efficacia e concretezza alle istituzioni. Crediamo che debbano essere più forti lo Stato ma anche le Regioni e i Comuni. Ciascuno nel proprio ambito di competenza e di funzioni in un’ottica di collaborazione e di cooperazione.

È un obiettivo che può essere perseguito, se ciascuno ovviamente sviluppa al meglio la propria vocazione istituzionale: lo Stato garante dell’unità della Nazione e dell’uguaglianza dei cittadini; le Regioni enti di legislazione e programmazione territoriale; i Comuni istituzioni di prossimità, con funzioni di amministrazione e di gestione dei servizi.

Noi vogliamo dare vita a una nuova stagione di riforme, ma credo che la nuova stagione di riforme vada scritta in un quadro di coesione nazionale, che preveda fondamentalmente due direttrici: presidenzialismo e attuazione dell’autonomia differenziata.

Io approfitto anche di questa occasione per sgomberare il campo da qualche equivoco: il nostro lavoro intende muoversi nel solco della Costituzione. Cioè muovendo sulla base degli articoli 116 e 117 della Costituzione, ma anche del 119, cioè l’articolo sul riequilibrio e la coesione economica e sociale.

Su questo voglio che diciamo siamo chiari: i problemi e i rischi futuri che da alcuni vengono paventati, in verità altro non sono che una fotografia della situazione esistente. Il presidente De Caro ha detto che il percorso costruito con il federalismo fiscale nel 2009 non ha acuito le disparità, ma ha consentito a tutti di fare passi in avanti.

Ecco noi intendiamo muoverci esattamente in questa direzione. La maggiore autonomia che ciascuna regione potrà chiedere, avrà come unico obiettivo quello di non creare disparità tra i cittadini, e soprattutto consentire alle regioni, che già oggi sono indietro, di realizzare le riforme e le infrastrutture necessarie per migliorare l’efficienza e la qualità dei loro servizi.

Questo è un duplice obiettivo che ci poniamo per dare all’Italia a un sistema istituzionale che sia più adeguato. Più adeguato a rispondere ai bisogni dei cittadini, alle esigenze del suo sistema economico, al nostro ruolo anche di fronte all’Europa, a livello internazionale. E io davvero mi auguro che in questa sfida epocale che abbiamo davanti, i comuni italiani possano essere nostri alleati, in un rapporto che deve essere ovviamente franco, di tutela e di difesa ciascuno del proprio ruolo, ciascuno dell’interesse dei cittadini, che rappresenta in misura più prossima, ma alla fine rappresentiamo tutti gli stessi cittadini.

Quindi credo che sia un lavoro che possiamo fare insieme, come tutti i lavori che ho cercato di elencare in questo mio breve intervento, semplicemente per dire: il Governo ci sarà. Sarà il vostro fianco, perché l’italia è messa in una situazione diciamo un po’ complessa. Però io credo anche che abbia il vantaggio della forza, della dedizione, della coraggio, della creatività dei suoi cittadini, e di coloro che li rappresentano.

Noi ce la mettiamo tutta, voi ce la mettete tutta come sempre. se lavoriamo insieme penso che davvero possiamo fare un ottimo lavoro. Vi ringrazio, mi scuso ancora per non essere stata fisicamente presente con voi, e spero al più presto di avere altre occasioni un confronto anche diretto. Grazie.

Fonte Canale Fede e Ragione – Testo dell’intervento del presidente Meloni all’Assemblea annuale Anci – seconda parte.