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Il ministro Bernini: sei priorità del Ministero dell’Università e della Ricerca

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(foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
(foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Bernini: le sei priorità del Ministero dell’Università e della Ricerca per il 2023.

Il Ministro ha firmato l’Atto di indirizzo politico-istituzionale: interventi concentrati su PNRR, internazionalizzazione e potenziamento dell’offerta formativa e della ricerca.

Il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha firmato l’Atto di indirizzo per il 2023. Il documento, attualmente in corso di registrazione presso i competenti organi di controllo, orienterà le scelte operative e amministrative del MUR per l’anno in corso.

L’Atto di indirizzo sviluppa le Linee programmatiche presentate dal Ministro all’atto dell’insediamento e, tenuto conto della situazione internazionale e di quella economico-finanziaria del Paese, si pone l’ambizioso obiettivo di portare l’università e la ricerca al centro del futuro dell’Italia, attraverso sei priorità politico-istituzionali:

  • implementazione delle attività di realizzazione dei progetti PNRR;
  • potenziamento dell’offerta formativa;
  • allargamento della comunità di ricerca;
  • Programma nazionale per la ricerca 2021-2027 e Programmi strategici nazionali;
    internazionalizzazione;
  • consolidamento dell’organizzazione del Ministero e sviluppo delle attività di “Policy communication”.

Raggiunti gli obiettivi precedenti, quest’anno i progetti legati al PNRR dovranno essere eseguiti in maniera ancora più rapida e accurata, per rispettare gli obiettivi intermedi e quelli finali programmati entro il 2026. Ciò richiederà una semplificazione amministrativa e una forte collaborazione con tutte le amministrazioni coinvolte, le università, le istituzioni AFAM e gli enti di ricerca, nonché un accurato monitoraggio e un’efficace comunicazione dei risultati.

Rispetto all’offerta formativa, il diritto allo studio dovrà essere reso universale, supportando le fasce più deboli aumentando borse di studio, sussidi e alloggi per gli studenti fuori sede, così come il sostegno specifico agli studenti con disabilità. Queste misure, rese possibili dai fondi stanziati nella legge di bilancio, dovranno diventare un’“infrastruttura” stabile per il Paese. Sarà potenziato l’orientamento ai ragazzi delle scuole secondarie superiori, così da ridurre il tasso di abbandono universitario. Sarà aumentato il numero delle lauree abilitanti e semplificato l’inserimento dei giovani laureati nel mondo del lavoro e delle professioni, con una particolare attenzione al numero programmato per Medicina, al fine di garantire il numero di medici necessario ai bisogni della popolazione di oggi e di domani. In merito ai docenti universitari, proseguirà la riflessione sull’attuale sistema di reclutamento. In programma anche il potenziamento dell’autonomia degli istituti AFAM, in particolare con la riforma degli ordinamenti, lo sviluppo dei dottorati e l’introduzione della figura dei ricercatori, nella prospettiva dell’Abilitazione artistica nazionale.

In merito alla ricerca, occorre aumentare il numero dei giovani con il dottorato. Oggi in Italia l’ha conseguito solo una persona su mille fra 24 e 35 anni: meno della media europea (1,5) e metà della Germania (2,1). Occorre ragionare sulla figura unica del ricercatore a tempo determinato e ridurre la fuga dei cervelli all’estero, attraendo al contrario menti brillanti in Italia. Sono previsti più finanziamenti pubblici e partenariati nazionali e internazionali, con soggetti pubblici e privati, con l’obiettivo di costruire ecosistemi della ricerca e dell’innovazione.

Alla luce della fase attuativa del PNRR, sarà avviato un aggiornamento del Programma Nazionale della Ricerca 2021-2027, individuando le giuste priorità per soddisfare quattro esigenze principali: accompagnare la programmazione europea e nazionale dei fondi destinati alla ricerca; supervisionare i processi di riforma degli enti pubblici di ricerca e consolidare il ruolo strategico del MUR nella ricerca scientifica in ambito spaziale; garantire la cybersicurezza di propria competenza, anche coinvolgendo università e centri di ricerca; avviare programmi strategici nazionali sulle tecnologie critiche, a partire dal Centro italiano per il design dei circuiti integrati a semiconduttore.

Nell’ambito dell’internazionalizzazione, è prioritario incentivare la partecipazione dell’Italia ai processi decisionali europei e internazionali nei settori dell’alta formazione e della ricerca, tanto più che il 2023 è l’”Anno europeo delle competenze”. Per essere parte integrante dell’Europa del futuro è necessario: porre una crescente attenzione alle alleanze universitarie europee; superare le attuali difficoltà nel riconoscimento reciproco dei titoli, supportando un futuro European Degree; aumentare l’attrattività dell’Italia, anche mediante la “diplomazia scientifica”, rafforzando la rete degli addetti scientifici e culturali nelle nostre ambasciate nei Balcani, in Africa e nel Mediterraneo; ampliare l’offerta formativa delle università e delle istituzioni AFAM erogata direttamente all’estero; accrescere il nostro ruolo all’interno dello Spazio europeo della ricerca, in particolare nelle tecnologie critiche, l’intelligenza artificiale, la cybersicurezza e le grandi infrastrutture di ricerca europee come l’Einstein Telescope; rafforzare la cooperazione con le istituzioni europee, anche tramite accordi con la Banca europea per gli investimenti e il Fondo europeo per gli investimenti; supportare la ricerca internazionale, anche mediante accordi bilaterali e multilaterali; predisporre piani di comunicazione delle strategie della ricerca, con l’obiettivo di colmare i divari che ancora esistono, in particolare a danno dei giovani e delle donne.

Portare l’università e la ricerca al centro del futuro dell’Italia passa per una più compiuta organizzazione del Ministero, completando un processo iniziato due anni fa: in particolare in merito all’identità del MUR, la capacità amministrativa, il patrimonio informativo, l’analisi di impatto e la comunicazione istituzionale. Occorre monitorare i processi gestionali, completando la digitalizzazione dell’attività amministrativa; potenziare, sia quantitativamente che qualitativamente, la dotazione di risorse umane (a cui riconoscere misure di welfare, nei limiti delle disponibilità di bilancio), al fine di adempiere alla missione istituzionale e realizzare le priorità 2023; completare la riorganizzazione interna, in particolare rendendo operative due strutture tecniche: quella per la qualità della formazione universitaria specialistica nel settore sanitario e quella per la valutazione dei progetti di ricerca. Tali iniziative saranno adeguatamente promosse mediante le campagne di comunicazione e di branding istituzionale previste dal Piano di comunicazione 2023.